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Ogni libro che ho pubblicato non è estraneo all’altro in quanto a poetica, eppure nel Diarietto Cattolico mi sono soffermato più che mai prima sul mio rapporto con Dio, Gesù e la Vergine Maria, e l’ho fatto in un modo nuovo. Non ci sono grandi novità in quanto alla “dinamica umana” del rapporto, che è personale, e quindi fatto di conoscenza, allontanamenti ma anche incontri sempre più approfonditi, fiducia sempre più radicata.
La grande novità “vissuta” che accompagna questo libro sta sicuramente nella dimensione eterna del rapporto. Vivere “il tempo di Dio” è un fatto che dal punto di vista sentimentale cambia tutto, converte continuamente.

 

In questa raccolta, il tema della fede è predominante: cos’è per te la fede?
La fede, per me, è la relazione con il Dio fatto uomo, che credo e conosco come unico salvatore del mondo. È un rapporto che ha mille sfaccettature, ognuna importante e complementare: è liturgico, nel senso che ha modi e tempi certi di incontro, anche corporale; è amoroso, perché va continuamente rivoluto e ricercato e ti commuove a trovarlo; è imprevedibile, perché le risposte di Dio sono sempre fantasiose, sono sempre il centuplo.

Giorgio Casali
Giorgio Casali

Oltre il tema della fede, troviamo il tema della fiducia e quello della dimensione domestica dell’esistere: qual è, se c’è, il filo conduttore che li lega?
Nasciamo in una data, in un’ora e minuto precisi, cresciamo in un luogo, in un paese, in una casa: anche le mura domestiche fanno parte di una storia che ognuno ha propria, dalla quale non è possibile prescindere, soprattutto nella relazione con l’altro. Se amiamo una persona lo facciamo in una casa e in un paese, in un tempo e in un luogo, non in astratti iperurani. Anche noi siamo fatti carne, siamo realtà, e ogni relazione che è vera deve tenerne conto: la fiducia che diamo e viviamo, così come ogni altra cosa.

Quanto è difficile per un giovane poeta contemporaneo pubblicare le proprie opere?
Al giorno d’oggi il difficile non è pubblicare un libro, ma farlo leggere. L’Italia è piena di gente che scrive poesie, eppure scarseggia di poeti: capita sempre più spesso, purtroppo, di vedere le nostre più prestigiose collane occupate da insigni docenti, o amici di amici, preoccupati più della citazione e del ringraziamento che di scrivere poesia. Un fatto spiacevole, che corrompe la poesia e certo non invoglia a leggere in versi: il popolo è un giudice semplice, ma quasi mai stupido.

Perché scrivere poesie nel 2016?
Finché esisteranno i poeti avrà senso scrivere poesie e pubblicarle e continuare a leggerle.

Potete seguire Giorgio Casali sul blog “Dire, fare, baciare“.


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