«Tutto ciò che faccio è derivazione del verso...» sono due le ipostasi dell’autrice: poetica e prosaica. La sua prosa possiede una particolare laconicità, che si raggiunge anche attraverso l’esperienza dell’immagine poetica, più concentrata, più densa di significati. Elena Skulskaja pensa in metafore, che hanno una esattezza sorprendente: «Gli alberi coi rami alzati per l’elemosina», «gli occhi-uccellini hanno spalancato i becchi delle pupille». È una prosa, suggestiva come la poesia.
Nello spazio della narrazione sa trovare il punto esatto, dal quale il lettore vede meglio quel lato spaventoso, o buffo, o recondito, o disperato, che la vita apporta nelle sorti dei protagonisti (Paolo Galvagni).
Elena Skulskaja è nata nel 1950 a Tallinn, dove vive tuttora. Si è laureata in Lettere all’Università di Tartu. Ha cominciato a pubblicare nel 1968 (volume poetico collettaneo Znakomstvo [Conoscenza]). La prima raccolta poetica risale al 1978: Glava dvadcat’ šestaja [Il capitolo ventisei]. Poi sono usciti vari volumi di poesie, prosa, saggi. Suoi lavori teatrali sono stati messi in scena al Teatro Russo d’Estonia. Ha ottenuto vari riconoscimenti: il premio del mensile estone «KesKus» (1999), il premio dell’unione degli scrittori estoni (2006), il premio dell’Unione dei giornalisti estoni “Hea sõna” (2011), il premio “Booker russo” (2014)