Percorso toccato nei sentimenti e nelle sensazioni dai vasti territori attraversati, contaminato dalle sofferenze per le varie situazioni di difficoltà, dolore, mancato rispetto dei diritti e delle dignità umane e galvanizzato per contro dagli aspetti della bellezza degli uomini e della natura, affascinato dai luoghi e dalle situazioni legate al simbolo mitico.
Questo è un volume in cui si mescolano dinamicità esteriori come viaggi, relazioni, contaminazioni di una convivenza territoriale e riflessioni, interiorizzazioni, ricordi, sogni e moti dell'inconscio, ossia un mix che inevitabilmente coinvolge il lettore in quanto gli fa rivivere esperienze ed emozioni legate ad un confrontarsi con la realtà quotidiana nel modo più spontaneo e naturale.
Realtà colta ad esempio nei cosiddetti “Nonluoghi” ossia nelle situazioni di disagio, in cui viene allo scoperto tutta la fragilità umana, in assenza di una propria identità e dignità, come dentro agli ospedali o di degrado delle periferie, oppure in quelle dove l'uomo affronta la sua missione di viandante voluta o imposta dalla vita durante nei viaggi, dentro i terminali degli aeroporti o delle stazioni e dove folle di una società multietnica in movimento si incrociano e si mescolano.
“Nonluoghi” in cui si accumulano e si sommano destini di moltitudini umane in cerca di una propria dignità e identità.
Ecco che il libro si apre quindi con la raccolta “NonLuoghi” a cui segue quella dei “Luoghi del mito” come contro altare e dove l'autore cambia registro ed espone l'altra faccia di cui si compone la vicenda umana ossia quella della aspirazione al raggiungimento della bellezza e del divino nel percorso esistenziale, con il riferimento dunque al mito attraverso luoghi e personaggi che lo personificano.
Ci troviamo di fronte ad uno spaccato di vita e di esperienze proprio del poeta e altrui chiarificato dalla poesia di Roberto che saggiamente tocca i tasti di una lettura poetica della vita in transumanza nei posti più svariati del cuore e dell'anima alla ricerca alla fine di una ricerca spirituale.
E così egli ricorre alla mitologia classica come chiave di lettura della società moderna in cui i luoghi del mito si ispirano a Diana, Giasone, Ulisse, Saffo, Hermes, Febo, Zeus percorrendo le terre, i popoli che li videro protagonisti nella storia.
Chiusa questa parentesi la frenetica erranza del poeta non si placa, anzi si intensifica nella raccolta “Viaggi” dove percorre terre, piazze, paesi, isole e mari come incantato dalle bellezze, fino a spingersi verso i luoghi più lontani del mediterraneo e dell'Africa, nei deserti e negli accampamenti, ma anche nel Nord più lontano.
Poi tocca a “Florentia” appassionata raccolta nei confronti della sua città che viene rivisitata con gli occhi incanti del poeta.
Veri e propri acquerelli le poesie, dove in successione sfilano Santa Croce, Santo Spirito, i lungarni, il Carmine, l'Arno, le Murate e tanti altri paesaggi.
Ma ancora egli volta pagina, seguendo l'ordine cronologico delle sue varie pubblicazioni, e passa alla volta dei suoi “Aquiloni”; una immersione calda e intima nel suo privato, nelle relazioni proprie affettive e sentimentali, in un mondo in cui il timbro onirico si accentua per poi ancora deviare verso le peregrinazioni nella terra delle migrazioni con “ Migrare” riportando l'aspetto più crude del caporalato nella raccolta delle arance e dei pomodori, negli approdi disumani dei traghetti e lungo i marciapiedi delle città, per proseguire verso i suoi mondi della “Pace, guerra” rievocati per simboli ed episodi con intensità umana e poetica.
“L'invasione degli storni “segna, come scrive il prefatore del libro Ladolfi, una pausa meditativa ed è forse la sezione più surreale ed interiorizzata, in cui molto interessante è il colloquio tra l'autore e la cornacchia della Valle dell'inferno.
“Flora”, “Golfo di Baratti” e “Populonia” che seguono sono tre raccolte caratterizzate dal gusto per l'arte e dalla bellezza dei luoghi; liriche aeree, leggere, segnate da femminili presenze Tosca, Fiorenza, Flora, e da paesaggi contornati da fonti, sorgenti, stagioni che esaltano la bellezza dei territori.
Chiude il volume nella sua terza parte l'ultima sezione dedicata a Proust e che intende testimoniare la personale esperienza dell'autore nell'incontro con la parola e la vicenda proustiana legata come sappiamo alla famosa “Ricerca del tempo perduto”; quel viaggio nella memoria e nel tempo che si snoda tra vizi e virtù che tanto ha affascinato la cultura del 900 internazionale, facendo di Proust uno dei più grandi esploratori dell'animo umano.
Dunque la poesia errante e coinvolgente di Mosi, connotata da una gamma notevole di sfumature sentimentali e dal tono spesso di ferma denuncia sociale, si configura in un territorio gradevole e musicale, colmo di colori e profumi, dove domina il taglio fotografico e pittorico ed in cui il verso è saggiamente impostato nella misura metrica che sa dilatarsi o restringersi a seconda delle emozioni ricevute.
Leggere questo libro, oltre che darci la possibilità di comprendere bene la poetica dell'autore nel tempo è come partire per un viaggio di infinite tappe in cui stupirsi, perdersi, indignarsi, esaltarsi, essere preda di quelle tante emozioni del cuore e dell'anima che hanno attraversato il nostro poeta nella sua lunga ricerca umana e spirituale della vicenda esistenziale.
Carmelo Consoli
in: www.lacameratadeipoeti.weebly ; Camerata dei Poeti – 6° Tornata dell’87° anno A. A.