I servi di Dio e terziari francescani Licia Gualandris (1907-2004) e Settimio Mannelli (1886-1978) furono incoraggiati nientemeno che da padre Pio da Pietrelcina, di cui furono figli spirituali, e rappresentano un modello esemplare di virtù eroiche, proposto da Giuseppe Brienza, che è giornalista e pubblicista, encomiabilmente dedito alla promozione della Dottrina sociale della Chiesa. La vita di Settimio include anche una conversione: nonostante una giovanile esperienza mistica, egli subisce il fascino del decadentismo e del dandismo del primo Novecento, non è praticante e intraprende una relazione sensualmente connotata con una ragazza molto mondana; poi però comincia una salutare crisi spirituale, che lo porta a 38 anni a incontrare Cristo. Mobilitato durante il Primo conflitto mondiale, si guadagnò i gradi di capitano per meriti di guerra e, una volta congedato, avendo in precedenza conseguito due lauree (in Lettere e filosofia e in Giurisprudenza), Settimio insegnerà materie letterarie in varie città italiane. A 40 anni si sposa con Licia, conosciuta nel frattempo e, nonostante l’opposizione delle rispettive famiglie d’origine, che non condividono le loro aspirazioni spirituali, essi fondano una famiglia progettandola numerosa e sentendosi chiamati a questa vocazione. La cura della famiglia è stata particolarmente eroica durante la Seconda guerra mondiale e nel primo Dopoguerra, ma le testimonianze raccolte su Licia, su cui maggiormente incombeva questo compito, parlano di una donna straordinaria per il costante sorriso, la preghiera continua e una carità soprannaturale.
Uno dei figli di questi coniugi è il vivente padre Stefano Manelli, fondatore nel 1970 dei Francescani dell’Immacolata, dei quali il presente testo ricostruisce in appendice le tappe salienti del quantomeno controverso commissariamento iniziato nel 2013.