La seconda malattia è la solitudine cui ci costringe la monotonia di ogni giorno, motivo per il quale cercare, nell’arte, la migliore emancipazione. Leggiamo in Parola-poesia, in cui riecheggia la lezione di Mario Luzi del “Battesimo dei nostri frammenti”, “Vola sulle ali / della voce / parola – poesia / oltre la monotonia della vita.” Una sorta di viatico e benedizione allo stesso tempo, che cattura la bellezza e la restituisce sotto forma di nuova bellezza.
Infine, la poesia deve guarire da se stessa. Il primo testo della raccolta: “Il nonno lavora?” / “Sì”. “Che lavoro fa?” /“Fa il poeta”. / Non è colpa mia / se Anna crede questo, / del nonno.” La poesia che assolve la colpa di praticarla, come un destino ineluttabile, o come una presunzione che si trasforma in assunzione di responsabilità, laddove si fa carico della voce degli altri per trasformarla in canto. Non a caso Erato è anche la musa del canto corale.”
Ginevra Grisi
in “Literary”, nr. 12/2017