La prima raccolta di Marco Bini reca in esergo un emistichio di Roberto Roversi dedicato all’inverno e allo stile, due aspetti che sembrerebbero estranei a una concezione giovane della poesia. Bini è molto giovane, in effetti, ma non si nega il lusso di partire controcorrente. Nell’inverno la neve è fredda e ardente allo stesso tempo e la scrittura viva e pensata di chi ha stile non lo può essere di meno. Basta, nel caso dell’Autore, affidarsi a qualche suo incipit. «Ancora ci sorprende il planare a mezzaluna di una foglia»; «L’avvenire fu un bolide arrogante»; «Un mistero rimase come appaia / il presente, d’incanto», e il bellissimo «Perché non sia la nebbia un infarto a mezz’aria delle cose», versi che possono richiamare lo stile dei maggiori (Emilio Rentocchini).