Nel mese della prevenzione dell’ictus cerebrale la pistoiese Matilde Calamai parla del suo nuovo racconto “Paola oltre le parole”, edito da Ladolfi, in cui si affronta il tema dell’afasia. La storia ha come protagonista una donna italiana di 50 anni d’età, Paola, sposata con due figli, che conduce una vita normale fino a quando, il 4 aprile, non viene colpita da un ictus. Da quel momento il suo unico obiettivo diventa ritrovare la parola perduta, inizia così il viaggio della protagonista, una donna volitiva e caparbia, che si ritrova ad affrontare la persona che ha spesso cercato di evitare, se stessa.
Una parte dei proventi andrà ad Alice Onlus, associazione per la lotta all’ictus cerebrale.
Perché un libro sull'afasia?
“Il libro è ispirato alla storia di mia zia Paola, colpita da un ictus nel 2010, ovviamente ho romanzato il racconto ma ciò che non ho cambiato sono la forza di volontà , il coraggio e la sua grande voglia di vivere; in vita mia non ho mai conosciuto una persona più positiva e combattiva di lei, può davvero essere un esempio per tutti. Gli altri personaggi li ho descritti appena, i sentimenti per le altre persone quasi inesistenti, descrivo solo gli stati d'animo della protagonista, racconto l'Odissea di Paola per raggiungere il suo unico obiettivo: ritrovare la parola. Questo perché è ciò che accade davvero quando si è concentrati e determinati a raggiungere un obiettivo, soprattutto se così determinante per tornare a una buona qualità di vita. Anche lo stile frammentato è voluto poiché è una sorta di diario raccontato dall'autore, ovvero da me. È un racconto che si legge in meno di due ore. Un libro breve che tutte le persone afasiche o no possono leggere con facilità”.
È un racconto o un romanzo?
“È un racconto e non un romanzo e lo sottolineo poiché non è la stessa cosa. C’è una grande differenza, ma purtroppo anche i migliori critici spesso non conoscono la differenza. Il racconto e il romanzo non sono uguali; neanche simili. Il racconto non è un romanzo “in piccolo”. E la differenza non sta solo nella lunghezza. Non si può leggere un racconto come se avessimo di fronte un romanzo: sarebbe un grosso errore e non ne capiremmo il valore e cosa più grave ne potremo rimanere delusi, perciò è del tutto inutile scrivere o parlare in maniera negativa di un racconto: "non ha struttura, è frammentato, non succede niente..." Perché il racconto è come una perla. Esso ha caratteristiche che non lo possono ingabbiare in una struttura o in un modello fisso. Il racconto è la narrazione di un particolare ed è questo che dà il senso del racconto. Potrebbe anche non essere un personaggio, potrebbe essere un oggetto o un concetto, un'idea e si parla quasi esclusivamente di quello. Nel mio caso ho deciso di avere una protagonista e di concentrarmi solo ed esclusivamente sulla sua disgrazia: l'ictus e i suoi effetti.
Nel racconto rendiamo la completezza di un fatto, ma anche, di un solo particolare, un frammento, uno spicchio di realtà o di non realtà : questo lo decide lo scrittore.
Il racconto che ruota attorno a questo punto centrale viene in un certo senso come incontro allo scrittore e si manifesta a lui nella sua particolarità (il particolare compiuto). Allora raccontiamo questa scheggia (il punto-fulcro, il soggetto, l'oggetto) nella sua storia particolare, che può avere fasi anche solo suggerite; l'importante è la suggestione, il significato che ha.
Nel romanzo le vicende invece sono più di una e si intrecciano per raccontare una storia che spesso si svolge in molte pagine. Dai primi riscontri ho constatato che chi legge questo lavoro come racconto si dimostra entusiasta.
La difficoltà nel valutare un racconto è che esso è uno sprazzo di un particolare visto sotto una visione particolare. Possiamo dire che il racconto è la sfaccettatura di un diamante, un taglio, un particolare, un dettaglio sviluppato sotto un certo punto di vista.
Nel romanzo si parte da diversi particolari, storia, ambientazione, personaggi, che sono l'idea iniziale, ma rispetto al racconto, vi sono più vicende che si intrecciano.
Una buona idea originale è invece la base di un buon racconto, come gemma, isolata dal resto e risplende senza bisogno di orpelli: in un racconto c'è un unico fulcro, su cui ruota la vicenda; ma la vicenda può essere sostituita da una visione alternativa. L'importante alla fine è il significato; bisogna chiedersi cosa esso voglia dire.
Il racconto sviluppa un solo tema. Chi ha detto che ci debba essere rigidità di struttura? Vi sono racconti favolosi che non seguono la struttura né l'aspettativa del lettore. Il racconto non narra necessariamente una vicenda, ma può anche solo sviluppare un'idea, un'illusione. E suggerisce un significato: Il racconto parte da un punto principale e sviluppa quello: chi lo scrive lo sviluppa come vuole.
Addirittura potrebbe esserci un finale aperto o a sorpresa, io ho scelto Il finale chiuso ma non è obbligatorio; se c'è un finale decide l'autore come deve essere, a seconda dell'effetto voluto. Lo scrittore può aver voluto far notare un particolare essenziale o di carattere anche lirico-poetico, solo per suggerire una visione più ampia”.
Dunque il contenuto di un racconto può essere un momento, un'immagine, un quadro, una scheggia di una visione di una vicenda?
“Nel mio libro è Paola la sola protagonista, e insieme a lei percorro ogni fase dell'ictus e gli altri personaggi, compresi i figli, sono solo accennati poiché rispecchia la realtà di chi sta combattendo una guerra contro la propria salute. Quando lotti contro la morte non t'importa più di nessuno tranne che di te stesso e la sola cosa a cui pensi, la vera ossessione è quella di tornare a una vita "normale". Avete mai provato? Io sì, ed è ciò che ho vissuto. Tutti improvvisamente diventano solo comparse poiché in quel momento non hai nemmeno la forza di occuparti delle persone, anche se care.
Lo stile letterario può sembrare frammentato ma è perché ho scelto di narrare la storia come una sorta di diario, comunque ribadisco che il racconto non è un romanzo: segue la strada libera che gli dà il suo creatore.
La cosa importante è l'idea e il significato e, nel racconto, forse il finale è il vero fulcro che porta il lettore ad una suggestione o ad un ragionamento.
Il racconto va dunque letto diversamente dal romanzo e non ci si deve aspettare di trovarvi le caratteristiche di quest'ultimo, perché non le ha proprio.
Leggendo il libro con queste nozioni sono sicura che vi innamorerete della mia protagonista, Paola. Buona lettura”.

