In questo poemetto la Scienza avvicina l’immateriale (l’Anima) per tentare di spiegarlo; ma al contempo l’immateriale (la Poesia) si accosta alla Scienza per cercare di spiegarla, fisicamente: perché non resti ripiegata su se stessa e venga illuminata in ogni sua parte da una luce che restituisce soggettività e vita ai suoi oggetti, e ai suoi artefici. S’intravede in filigrana un lascito lucreziano nell’uso delle metafore che vengono in soccorso quando il ragionamento non può procedere o dove s’intuisce la necessità d’un cambio repentino di piano (Carlo Cuppini).
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