Paola Lucarini ci fa assaporare la vita terrena come vigilia di una «festa ignota». La sua è la risposta cristiana al pessimismo di Leopardi, del Sabato del villaggio: «La brezza arpeggia note d’aria / è l’anima delle cose a profumare / l’attesa. Verrai. E si svelerà / il tuo volto». E ancora, appoggiandosi a san Giovanni della Croce, uno dei più grandi mistici di tutti i tempi: «Notte dell’anima, nel buio / si prepara festa di stelle». Per i figli di Dio, infatti, si profila, dantescamente, un destino sfolgorante di luce: «noi, raggi d’eterno sole». Nulla di strano, con queste premesse, che la poesia della Lucarini assurga a continua, limpida e piena, confessio fidei, e che al culmine dell’elevazione trascenda in preghiera, sciogliendosi in canto, anzi in un trepidante e celebrativo magnificat (Giuseppe Langella).
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