La raccolta di Achille Abramo Saporiti si ispira all’Aria sulla quarta corda di J. S. Bach, la cui armonia viene riprodotta in versi in cui vibra il senso religioso dell’esistenza, nonostante l’esperienza del dolore. Il poeta, tuttavia, basandosi su una robusta concezione poetica, sa superare ogni tentazione melodica, elegiaca o sentimentale per approdare ad una vera e propria fusione con il Tutto. Per tale motivo in questa silloge «non regna la ricerca degli effetti e della novità, del consenso a tutti i costi e della captatio benevolentiae, bensì l’accadere nel tempo della verità senza tempo, nel passare apparente di ciò che noi chiamiamo tempo». Le parole «fissano un centro non passibile di umana osservazione, ma in questo sguardo ogni cosa comincia ad assumere un proprio senso, e allora si può sorridere, come faceva il Chesterton dell’Uomo che fu giovedì, un romanzo che tutti dovrebbero leggere, delle antiche paure, perché “per grazia di Dio, questa verità possiamo dirla: ‘C’è una forza nella radice che affonda, c’è del buono nell’invecchiare’. Abbiamo trovato finalmente le cose comuni, e le nozze ed un credo”» (Marco Testi).
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