Ritengo che seguendo l’amore si percorra una strada talora in salita, ma infine si giunga a un poggio a posare lo sguardo su tutte le terre: le proprie e le altrui. Sereni ci si può fermare, il tempo non esiste, si ferma, il mondo no. Non importa se si perde qualche giro di giostra, la giostra la si ha dentro, la serenità la lubrifica ed essa gira senza incertezze o stanchezza. È una serenità che nasce dall’aver rielaborato il passato, riascoltato il proprio cuore, sincronizzandolo con gli altri .Le commedie, le farse, i drammi dei sentimenti e del amore sono infiniti … L’amore finisce? Noi non possiamo mai segnare il suo ultimo giorno, né dimenticare la sua ultima parola.
È il filo dei sentimenti che lega le quattro vicende che vedono come principali attrici: Carlotta, Nora, Giovanna, Marta, figure femminili su cui si incardinano storie complesse, specchio di una educazione, di un modo di pensare, di essere in tempi e luoghi diversi, personaggi teneri, dolorosi, tenaci, forti, conformisti e anticonformisti, emblemi di donne vere che con determinazione affrontano l’esistenza.
Una problematica esistenziale le spinge a tornare indietro, nel passato, per ritrovare il senso vero di frasi, di gesti, di cui, quando li si è vissuti,non si è colto appieno il senso, le conseguenze che hanno portato nel presente condizionandolo. Questo balzo indietro nel passato consente di divenire più consapevoli e quindi di decidere in modo maturo il proprio futuro.
2) Come nasce l’ispirazione per un racconto, una storia, un personaggio, l’ispirazione per le sue storie? Come materialmente ha lavorato per trasformare i pensieri, le idee in una sequenza di parole scritte?
Non è semplice da spiegare. Sul far della sera quando si sta per cedere al sonno o al mattino, lento risveglio della coscienza si sente affiorare una frase, una scena, un personaggio che bussa alla porta del tuo essere consapevole. Sembra molto pirandelliano ma è così. La si può chiamare rielaborazione del vissuto alla luce dell’inconscio, o ispirazione, ma se lasci che essa prenda piede in te, conduce a una storia, a un trancio di vita reale che aspetta proprio te per essere narrato. Il personaggio, nel corso delle frasi, delle vicende che si intrecciano,acquista una sua personalità definita, una sorta di indipendenza e sembra infine che sia quasi lui a condurre il gioco. Per esempio nel racconto nascer femmina divenir donna, romanzo breve di formazione, io stessa, fin quasi alla fine, non ero sicura di quale scelta avrebbe fatto Marta.
Il lettore, leggendo le storie,si ritrova nel mezzo di una indagine di polizia ( Un lungo colloquio), a seguire i pensieri di una donna che vede in un attimo distrutta tutta la costruzione delle sua vita( In un attimo),a leggere,in un diario, il filo dei pensieri di una donna che non sa se rifugiarsi nelle sua folle dimenticanza o procedere verso la consapevole verità (Un caso di ordinaria follia), a guardare con occhio partecipe lo splendido spaccato di una realtà sociale, a noi ancora vicina, e il cammino di una ragazza che,nata femmina,deve scegliere se e come divenire donna (Nascer femmina, divenir donna), in lei come nelle altre si comprende il loro ruolo sociale, il loro modo di essere donne: fidanzate, mogli, madri, amanti. Donne che, come tutte le donne, sanno o apprendono, costi quel che costi, che il loro compito è di essere “ stelle comete”, guide nel viaggio così complesso chiamato vita.
3) I quattro racconti che formano il libro hanno come sottotitolo dei nomi di donna, cosa sottintende questa scelta? I personaggi maschili appaiono sfumati, a tratti negativi, secondari, eppur determinanti rispetto allo sviluppo dei fatti, allo sviluppo degli stati d’animo e delle azioni delle protagoniste. Vuol parlarcene?
Come ho accennato il libro è formato da quattro lunghi racconti, per oltre 200 pagine, ad ognuno come sottotitolo viene abbinato un nome di donna intorno a cui ruotano gli altri personaggi e le altre numerose ed avvincenti vicende che si intrecciano e si accavallano. La mia scelta in questi racconti è stata di accentrare l’interesse sulla psicologia femminile e su come le donne, volente o nolente, debbano spesso essere in prima linea nell’affrontare tutte le vicende dell’esistenza. I nomi che ho scelto hanno una valenza simbolica Nora, nel terzo racconto, trae spunto da Casa di Bambola di Ibsen, Giovanna nel nome da Giovanna la pazza, Marta dal vangelo in cui si afferma che Maria prega e Marta opera, infine Carlotta perché è un nome ottocentesco e il personaggio può apparire tale. Questo non vuol dire che i personaggi maschili non appaiano o risultino negativi, essi sono la controparte antitetica con cui ci si confronta, e ci si scontra, contrasti che nascono dall’esser diversi in quanto uomini e in quanto donne, con un modo di essere e di sentire diverso, ma che si può sintonizzare solo però se si instaura una forma di colloquio profondo, che nasce dalla comprensione, dal sincronizzare il proprio cuore con un cuore diverso. quando questo latita ci si può facilmente volgere dall’amore all’odio e viceversa proprio perché noi umani siamo esseri passionali.
4) I racconti hanno una ambientazione particolare?
Uno dei racconti l’ho ambientato a Napoli, perché mi serviva quello scenario, quegli squarci di vita sul mercatino di Antignano, su San Martino, sulla Floridiana, sul mare, un altro è ambientato a Rocca, nome per definire uno dei tanti paesini meridionali arroccati su un costone roccioso, luogo di affetti e di tradizioni, cui si contrappone la città della piana, luogo senza nome, luogo dello straniamento dell’identità della protagonista, dei non affetti, entrambi sono storie di amore di tradimenti, di gelosia, di fedeltà alle proprie radici e di fuga da esse. Gli altri due racconti non hanno una specifica ambientazione, proprio perché essi si vogliono proporre come momenti di vita reale, trasponibili in altri contesti geografici. Diverso è invece il momento storico,due sono legati a un modo di sentire e di essere che noi tutti qui presenti abbiamo appena lasciato alle spalle e che fa parte del nostro vissuto e altri due sono contemporanei, aderenti alla realtà e ai sentimenti di oggi.
5) Tra le donne da lei presentate quale sente più vicina a sé?
Difficile dire quale tra le protagoniste io senta a me più vicina, potrei dire Nora e Marta perché sono combattive ma gli scrittori amano ciò che creano. Nella loro mente lentamente si visualizzano i personaggi che essi cercano di rendere al meglio, presentandoli a tutto tondo, nei loro vari aspetti, per far si che essi superino il senso della caducità che c’è in ogni cosa, in ogni individuo. Essi fissando l’attimo vissuto o immaginato, i sentimenti, le verità umane con le loro bellezze e le loro miserie, li rendono reali e quindi duraturi.
6) Lei compie in molte parti del libro delle riflessioni che si potrebbero definire filosofiche, ce le vuol chiarire?
La vita è una scena di una rappresentazione teatrale in cui noi attori recitiamo a soggetto, senza copione con attimi di magia sempre diversa, pur negli stessi schemi, perfezione di attimi irripetibili dedicati ai pochi o al singolo di quel momento. La vita è foresta di simboli, frasi, segnali, imprevisti, raggi di sole, tempeste, lacrime, risate, incontri, confessioni, condivisioni, incomprensioni, ricerca di sicurezza, tenerezza, amore. Crescere è accettare la vita con le sue fasi di dolore, di perdita, di serenità, di gioia perché “ci vuole forza per ammettersi deboli, quando lo fai sei forte davvero”.
7) Vuol raccontarci più dettagliatamente una delle sue storie?
Vi racconterò in breve di Nora che troverete nel terzo racconto: I(n un attimo, titolo che già ci introduce al tema : come la nostra lineare vita possa essere sconvolta in un attimo e apparirci totalmente diversa da come la percepivamo.
8) I racconti sono dissimili per modi narrativi, ma nel loro insieme qual è il messaggio,il senso del suo libro?
Tre dei racconti iniziano in medias res, quindi fabula ed intreccio non coincidono, tutti presentano dei flash-back, dei balzi indietro nel passato, che sono utilizzati per far si che i personaggi chiariscano a se stessi il senso della propria vita passata. Tutti gli attori, uomini e donne, sono eroi della quotidianità del vissuto, in spazi reali, ma carichi talora di simbolismo. Per quel che riguarda gli aspetti compositivi ho creato un fluire di frasi l’una nell’altra, una musicalità cadenzata attraverso dei filtri soggettivi fatti dalla sensibilità e immaginazione delle protagoniste in cui l’esperienza sfugge alla misura oggettiva del tempo.
Nei quattro racconti ho presentato un romanzo breve, un monologo interiore, una storia tutta dialogata, un diario, tutte storie complesse, ma di scorrevole lettura nonostante le citazioni colte, la complessità delle vicende e gli intrecci psicologici.
Io sono stata e sono una lettrice assidua, per cui ho cercato di scrivere ciò che mi sarebbe piaciuto leggere: storie avvincenti, ideali e vere, lucide nel dolore e nella gioia, ardenti come è la vita con le connessioni ed interconnessioni con il mondo intorno. Ecco,ho cercato di rendere nelle scrittura modi di essere e sentire che ho visto, ho vissuto, ho avvertito intorno o dentro di me, ho parlato di quel grande mistero che è l’amore. Il mio messaggio lo riassumo in breve: la difficoltà di vivere, di “crescere” per le donne, restando fedeli a se stesse e divenendo persone vere, determinate. Comunque ho notato che ogni lettore predilige e si lega a questo o a quel personaggio, e lui, infine a dare il senso finale al libro.
Io credo che scrivere pagine o poesie non sia solo far scivolare dall’anima parole senza peso e mutarle in sillabe che il tempo misura, è un ritrovare qualcuno, qualcosa, si che altri con me e per me, diano un senso migliore alla loro vita.
Un lungo colloquio
(Carlotta)
Il primo racconto trasporta il lettore nel mezzo di un’inchiesta: quella relativa alla morte di Carlotta Acquara. Il magistrato inquirente: Francesco D’Azeglio, uomo complesso ed inquietante, sembra voler giocare col sospettato, il dottor Enrico Monetti, come il gatto col topo. Tra i due inizia uno scontro verbale che ruota intorno alla giovane Carlotta, di cui il D’Azeglio è stato, adolescente, innamorato e la Carlotta, donna matura, di cui Enrico si era a sua volta innamorato in gioventù e con cui aveva ripreso casualmente i rapporti, sfociati quindi in un tenero e disperato amore.
Nel lungo colloquio viene messo a fuoco uno splendido cammeo di una donna dal fascino e dalla personalità complessa. L’inchiesta si conclude, come il colloquio, con un finale a sorpresa per il lettore.
La forma del colloquio consente al narratore di evidenziare i diversi punti di vista. La precisa ed attenta analisi psicologica dei personaggi, il rapporto con il passato che ombreggia il presente, la delicatezza con cui i sentimenti vengono analizzati nel loro evolversi coinvolgono profondamente il lettore.
Un caso di ordinaria follia
(Giovanna)
In questa storia scopriamo una donna: Giovanna. Ella, per un trauma, ha perso il contatto con la realtà e con il passato. Nel suo diario la seguiamo nei suoi progressi e nelle sue ricadute per ritrovare la consapevolezza di sé e di ciò che è stato, coscienza che gli altri vogliono che riprenda, ma che, al tempo stesso, è come se ostacolassero. Ritrovate le motivazioni dei suo trauma cercherà, ancora una volta di fuggire nell’oblio.
La forma del diario ben mostra il perdersi, il ritrovarsi, l’avanzare, il retrocedere di una mente smarrita che cerca se stessa e le ragioni di una vita; ne analizza i sentimenti, quelli più profondi che crescono racchiusi nel profondo, mostra le lacerazioni della mente che vuole e disvuole guarire, se guarire significa tornare nella propria pelle di serpente dopo la muta, quando non è più possibile. Essa è troppo stretta e consunta.
In un attimo
(Nora)
In un attimo la nostra vita può, capovolte le prospettive, mostrarsi diversa da come uno se la era figurata fino a quel momento, così avviene per Nora. Ella insegnante realizzata, madre felice, moglie serena, scorge, per un caso, suo marito in macchina con un’altra donna. In un attimo sono messa in crisi tutte le certezze. Ella si chiede smarrita se la casa che ha costruito è solida o se ha le pareti fragili di una casa di bambola. È consapevole che il suo rapporto coniugale vive un momento di fragilità e ancor di più dopo che suo figlio se ne è andato, all’improvviso, di casa. Ripercorre le tappe della sia vita attribuendo al marito l’aver dovuto sacrificare speranze e sogni. Il suo abitudinario amore si macchia di gelosia, si muta in odio fino a rendersi conto infine che ama ancora profondamente suo marito.
“Segno che la vita è riuscita è l’Essere amati. Non esserlo è segno del fallimento”. Questo avverte Nora in serrato dialogo tra se e sé. In un attimo ella sfiora la tragedia, in un attimo tutto cambia. L’amore non conosce pace, riposo, va avanti, chissà dove, come tutta la vita.
Il racconto, in un tono lieve e realistico, narra, nella forma del monologo interiore, la vita di una donna che pensava di essere felice, ma non lo era più. Un imprevisto la obbliga a una serrata analisi tra la parte emotiva e la parte razionale di sé per meglio capire, accettare, essere felice di ciò che è stato, di ciò che è.
Nascere femmina, divenire donna
(Marta dei baroni Archinti)
Già nel titolo questo romanzo breve chiarisce un percorso di crescita personale. Marta ha vissuto un’esistenza felice in una casa, in un paese ricco di tradizioni, di affetti. Conosce l’amore, la disillusione. Tornata al paese per la morte della madre, rievoca, nello spazio di tempo dal mattino alla sera, la sua vita, il suo passato. Deve decidere quale sarà il suo rapporto col passato, come orientare la sua vita futura. Quando li si vive i giorni, il più delle volte appaiono uguali, come i singoli grani del rosario della vita che ci scorre tra le mani. Nel ricordo consapevole del poi, si avverte che un giorno particolare sancisce netto il confine tra ciò che è passato e ciò che è presente, fugacemente, indefinibilmente, perché già si avvia a divenire ciò che è stato e apre la porta al futuro certo e possibile. Per Marta, il giorno particolare che divide la sua vita, è stato quello del suo rapporto d’amore per Mimì, ora è il giorno del funerale per l’ottava della morte della madre. Questo è il momento in cui decidere chi essere, come essere.
Nella forma del romanzo breve si intrecciano storie diverse, tranci di vita, un modo di vivere e di sentire a noi ancora vicino nelle mente e nel cuore e proprio ciò ce lo rende verosimile e caro. ( Marta nasce nel 1947; rievoca nel 1979; il racconto si conclude nel 1998)
La delicatezza del tocco nel cogliere le sfumature del sentire profondo, l’attenzione alla realtà, la varietà delle vicende e il loro intrecciarsi, la presenza quasi tangibile dei personaggi presentati a tutto tondo fanno de “ Il filo rosso” un libro che si legge con attenzione e partecipazione fino alla fine.
9) Lei perché scrive?
Esiste un bel libro sulla vita di Michelangelo dal titolo: “Il tormento e l’estasi” proprio a voler simboleggiare la complessità del lavoro creativo che dà gioia ma esige impegno duro, fisico e mentale. Ognuno ha in sé i suoi angeli e i suoi demoni e ognuno sceglie se seguirli o esorcizzarli, un esempio banale è il lavoro a maglia o l’impegno sociale, politico, familiare etc.
Quando un autore sente profondamente e insegue questa sensibilità crea la bellezza e nasce l’arte, atto di totale attenzione a ciò che si percepisce vero, specchio dell’umanità, che travalica tempi e genti.
Mi si può chiedere cosa ha spinto me, una persona a scrivere, a pubblicare esponendomi a commenti benevoli o critici, in una non giovane età. Preciso che ho iniziato a scrivere molti anni fa, solo da poco sto iniziando a pubblicare. Posso dire qualcosa sul mio personale percorso. Da giovane ero troppo impegnata a vivere, a intrecciare rapporti con la mia famiglia di origine, dopo ero troppo impegnata nel lavoro, nell’amore, mi sono creata una famiglia. Ho conosciuto la vita e ho conosciuto la morte. A questo punto ho iniziato a scrivere. Per me è stata una faticosa conquista. Il lavoro è ispirazione quindi un piacere, ma anche una necessità, ossessione e possessione, oltre un lavoro di traspirazione. Ma creando io “ sono”. Il lettore leggendo crea. Insieme colloquiamo.
In un’epoca in cui la comunicazione profonda è difficile, mi sembra un risultato non trascurabile. Scrivere può sembrare uno sfogo inutile, una presunzione, ma nelle parole, accanto al mio sentire si possono ritrovare sensazioni, memorie, riflessioni, sentite dove o da chissà chi, che, quando il sangue scorre veloce o nelle ore lente a morire, riaffiorano e io, specchio le ho riflesse e fissare per sempre.
La pubblicazione di un libro è il crogiuolo nel quale si saggia la purezza dell’ingegno, e fino a quando non viene composto nei caratteri di stampa, uno scritto non ha autentico valore. I nostri sensi sono facili da ingannare, la fragilità della vista scambia spesso per oro massiccio quello che alla luce del fuoco è solo un pezzo di luccicante ottone. Spero che il mio libro non sia visto come un atto di presunzione o una sciocchezza, ma nella lettura chi mi avrà tra le mani si renderà conto che tra noi si sta creando un legame.
Come vuole concludere?
Scriveva Maria de Zayas Sotomayor (1590-1660): “Se la materia di cui siamo composti, uomini e donne, sia essa un impasto di fuoco e di fango, o una miscela di terra e di spirito, non gode di maggiore nobiltà negli uomini che in noi donne; se il sangue è lo stesso, se i sensi, l’energia e gli organi che compiono le loro funzioni sono gli stessi; e se l’anima è la stessa, poiché le anime non sono maschili o femminili: per quali ragione gli uomini presumono di essere saggi e sostengono che noi donne non possiamo esserlo?
Siamo in un mondo di grande benessere e di profondo malessere sull’orlo del collasso in cui gli oggetti assumono valore in virtù del loro consumo e della loro esibizione e ora questo atteggiamento si sta adattando all’essere umano, visto mercificato,come oggetto di uso e consumo per cui le emozioni umane si degradano, ridotte a immagini e selfie a scatti archiviati in un cellulare. In tal modo i pensieri, i sentimenti, le esperienze evaporano nel mercato della condivisione, sintomo di un vuoto interiore, perché sempre più si confonde le propria immagine con quella trasmessa in Rete. Ecco perché dopo ci si ritrova solitari, senza nulla da dire, vuoti gusci abbandonati. Ecco perché è importante parlare, leggere di sentimenti reali, profondi, che lascino tracce dentro e non fuori, preludio a una sorta di nuova educazione sentimentale.
Gli uccelli, scrive Flaubert, non fanno il nido in un giorno. Occorre una lunga abitudine perché il cuore possa vivere in qualsiasi luogo.
Quali sono i nuovi progetti?
Ho mandato a un editore un libro satirico sulla scuola e sto finendo di scrivere un libro tra realtà e fantasy sul rapporto tra la razza umana e i draghi.