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Dubbing Glamour Festival 4th - Poetry Connections Festival 2nd

ActorsPoetryFestival 11th debutta con gli Spin-off Dubbing Glamour Festival 4th e Poetry Connections Festival 2nd per l’edizione 2022 rilanciando prospettive di occupazione sul mercato del lavoro degli attori e degli autori performer. L’apertura dei canali lavorativi ha il preciso intento di valorizzare le professioni che coinvolgono la voce degli attori e la scrittura di nuovi testi teatrali. È possibile partecipare alla Call nazionale nelle Sezioni suddivise fra teatro e cinema:


Da Prometeo ad Antigone – il sogno di un poeta-fotografo

 

Quando Musorgskij scrisse le musiche dei suoi Quadri per un’esposizione, ispirandosi ai disegni dell’amico architetto e artista Hartmann appena scomparso, si era ancora in epoca zarista e La Grande porta di Kiev gli offriva forse l’occasione per esaltare con toni trionfali l’antica gloria della Grande Russia di cui Kiev, oggi tragico cuore dell’Ucraina, allora faceva parte. Ora la storia russa sembra violentemente voler tornare sui suoi passi imperiali, ma non è certo questo il senso in cui Roberto Mosi - poeta e fotografo anche dell’anima - ha voluto rileggere di recente quell’immagine. Ce la ripropone certamente in chiave metaforica, mentre ci fa riascoltare la magica versione di Ravel del 1929, cui fecero seguito le deliziose “figurine” di Kandinsky, volte a rappresentare la concezione sinestetica delle arti. Il tema è infatti caro anche al nostro poeta, il quale ha scelto comunque una strada coraggiosa: ricalcando i movimenti dell’opera, vuole accompagnarci, con dolce ostinazione, verso la porta della speranza e della fiducia nella creatività umana e nel progresso conoscitivo di cui la scienza è decisamente portatrice. Attraversando così le immagini più inconsuete e i messaggi subliminali di una città in cui, pure in piena crisi pandemica e dietro le mascherine, l’arte sempre si respira (a cominciare dall’arte povera e contemporanea dei “murales”, cui fa da contrappunto la scoperta archeologica dell’arte primitiva dei graffiti), Roberto-Prometeo approda dunque al ”sogno della grande Porta sul fiume/aperta sul mito della scienza, in un percorso - immaginato dipinto vivacemente coi colori e le musiche degli artisti di strada - che guarda verso le colline di Arcetri per preparare un dialogo ideale con Galileo “sul destino dei pianeti e delle stelle”…Ovvero sul destino stesso dell’umanità.


Per Taormina, Poesia è avventura(rsi), consegnarsi, anche parzialmente, al lettore e, tramite i versi, andare peregrino “per le strade del mondo” alla ricerca di quella verità che urge dentro, che dà candore e leggerezza all’anima e che, in quanto poeta e amante del bello e del vero, egli desidera partecipare e donare e, soprattutto, ritrovare nel mondo, dove vigono e regnano la superficialità, la menzogna, l’indifferenza, il disamore, l’inganno: insomma, tutto ciò che di negativo si è affermato e si continua a praticare tra gli uomini. Le “ore piccole” sono quelle della creazione, o del “sogno”, che, se pure resta “impigliato / ai rami dell’alba”, non abbandona il Poeta ma, anzi, rafforza in lui la speranza che gli umani occhi si aprano alla meraviglia; che venga meno la cecità, di cui è segno la caduta degli uomini in quel vuoto che è assenza persistente e profonda di spiritualità, e dunque, della divina pienezza dell’essere, della incapacità di sentirsi parte del Tutto. Confortante, allora, è il tempo sottratto alla quotidianità rumorosa e che si raccoglie nel silenzio delle ore tarde, nel cuore della notte, fecondatrice di sogni e di alati pensieri, quando nella pace sovviene tanta bellezza a confrontarsi e a misurarsi col mondo in rovina, al quale il Poeta non si sente di appartenere e perciò la sua coscienza soffre per mancanza di poesia e d’amore. Da qui, quello slancio a farsi ‘pellegrino’, messaggero dell’amorosa virtù poetica che può sollevare gli uomini dal ‘male di vivere’, cioè, dal non sapere loro scegliere il bene per vivere secondo sentimento e ragione. Ma non bastano le parole; sono “lingua morta”, se non le veste la poesia, se non suonano come “le note di un violino”, se la musica non corrisponde alla bellezza della natura con la quale egli spesso identifica la donna amata, “naturificandosi”, a sua volta, riuscendo così ad esprimere al meglio la profondità di quel sentimento, che è ‘sentirsi’ parte dell’armonia cosmica. La poesia del Nostro è questo infinito intrattenimento con la Bellezza; è la possibilità di ‘comunicare’, di mettersi in comunione con tutto ciò che cor-risponde alle sue ‘esigenze’ spirituali, all’universalità dei valori e degli ideali ai quali egli conferma la sua fedeltà e che gli consentono di rappacificarsi con sé stesso e col mondo accogliendo di esso ciò che resta di buono e che è ancora possibile conservare, salvare: scampoli di sentimenti, lacerti di coscienza e guizzi di luce che alimentano la speranza.

 


Recensione di Luciano Nanni

in Literary n. 8 /2021

 

Poesia. Un prezioso volumetto, che per le sue caratteristiche si distingue da tante pubblicazioni dozzinali: stampa, impaginazione, copertina: un insieme impeccabile, poiché anche l’occhio richiede la sua parte. Peraltro una veste simile era necessaria per via di un contenuto raffinato, con una suddivisione formale articolata, ma coerente con l’assunto preso.

C’è una relazione significativa tra poesia e musica, in primo luogo Musorgskij, compositore che “crea un linguaggio straordinariamente ardito ed efficace” (Calvocoressi), qui presente con i Quadri di un’esposizione: sarà il lettore a verificare le connessioni ‘ideali’ tra parola e suono. Il soggetto del Prometeo, tra l’altro, è stato messo in note da una considerevole quantità di compositori, tra cui Beethoven, le cui Creature di Prometeo risulta un lavoro per niente trascurabile (Bruers).


Eleganti e arcaici sono i versi di questa nuova raccolta del poeta palermitano Emilio Paolo Taormina intitolata "Ore piccole" (Giuliano Ladolfi Editore, 2021; collana "Perle poesia" diretta da Roberto Carnero) e caratterizzati da uno stile taorminiano inconfondibile. Versi, la cui genesi è affidata alla spontaneità dei sensi e a null'altro, non ossessionati dall'ordine di maiuscole e punteggiature — quasi una scelta controcorrente in salsa beat di decostruzione della forma metrica classica per assecondare un flusso di coscienza poetica che non ammette interruzioni o inutili abbellimenti — e che ripropongono un'interessante verticalità ungarettiana: il lettore è coinvolto in un tuffo senza soste verso il mare accogliente ma profondissimo del ricordo e della bellezza vissuta.


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