Testi nati per il teatro, in cui la pagina chiede implicitamente il battesimo della scena, quelli qui presentati con la scena hanno effettivamente avuto a che fare, intrecciandosi con le prassi artistiche di alcune compagnie italiane come Assemblea Teatro, O’ Thiasos TeatroNatura e Teatro delle Selve. La stessa Autrice appartiene a quel novero di scrittori, invero piuttosto ristretto, che coltiva la dimensione orale della propria scrittura, misurandosi con letture pubbliche ad alta voce: necessaria traduzione fisica della propria notazione, o restituzione al teatro di una matrice originaria fatta di parola detta e di racconto, il risultato di fondo non cambia e testimonia di una certa irriducibilità del corpo all’assolutezza del fatto letterario. Questa è una linea molto interessante del teatro italiano, che vede risplendere alcune figure altissime di autori-attori (Giuliano Scabia, Mariangela Gualtieri, ecc.) e di attori-autori (Marco Baliani, Mimmo Cuticchio, ecc.); senza contare gli autori “di pagina” in senso stretto, che pure amano esplorare i territori impervi, e a volte ingrati, dell’alta voce (ingrati perché non sempre tutte le voci d’autore sono autrici di voce). Ma di certo tra questi ultimi, scrittori che riescono anche a farsi autori della propria phonè, non possiamo non citare Gianni Celati, Stefano Benni e la stessa Laura Pariani (Franco Acquaviva).
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