Colto e appassionato, energetico e interferente, il linguaggio di Vincenzo Galvagno prende infatti deliberatamente le distanze dagli strumenti retorici della tradizione poetica italiana, rimandando piuttosto alla poesia anglofona – da Eliot alla beat generation, da Frost a Larkin –; affermandosi sempre come profonda esperienza di verità (Maria Attanasio).
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