“Dissolvenze”, lo sfumare graduato di un’immagine: il termine, mutuato dal linguaggio cinematografico, viene da Piero Schiavo assunto in accezione psico-gnoseologica, come strumento euristico di una ricerca interiore che trova il linguaggio nella poesia.
L’esergo-dedica (al lettore? a un destinatario preciso? a se stesso?) ci introduce all’interno di questo “bordo” e ne definisce l’àmbito: l’istante e la precarietà, come la vita, come l’esperienza.
Il rapporto tra realtà e immaginazione, tra presenza fisica e presenza interiore, tra possesso e mancanza rivela la contraddizione propria dell’individuo, teso tra “essere e divenire”, tra pensiero e azione, tra passato e futuro nell’ingovernabile limite conver-divergente tra passato e futuro.
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