Giuseppe Costanzo è filosofo ed è colto, ma i libri che legge continuano a ripetergli che “Dio è morto”. Lui stesso però è testimone di una realtà diversa: Dio è vivo perché continuamente gli parla, e gli parla della resurrezione del dolore buono e riscattato (per l’altro), di speranza, d’amore e di gioia di vivere. La diceria che “Dio è morto” si è diffusa ai quattro angoli della Terra e Giuseppe fa fatica a testimoniare la verità della sua vita. Potrebbe dirlo nella lingua che parla con Dio e diventare poeta? Arriverebbe il suo canto all’orecchio di chi Dio non l’ha mai incontrato?
Credo che questo sia il tentativo poetico di Giuseppe Costanzo: testimoniare agli altri l’ottimismo della sua fede in Dio per contagiarli con la resurrezione del dolore buono, la speranza, l’amore e la gioia di vivere che sente in sé (Francesco Campione).
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