Chi in futuro vorrà percepire il senso di disorientamento di milioni di essere umani dovrà leggere le poesie di Fabio Franzin, poeta che ha saputo dar voce a questo momento travagliato della storia umana, quando l’individuo si sente espropriato della possibilità di creare il proprio destino. Si potrebbe dire che ci troviamo in un’età “antirinascimentale”: l’homo faber fortunae suae ha ceduto il posto all’homo consumens oeconomicae legis servus. La società umana, invece di procedere progressivamente verso la libertà e la vita democratica, sembra avvilupparsi in un groviglio di contraddizioni insolubili.
Il poeta veneto non scade in soluzioni di indignazione retorica o in moralismi predicatori, egli sa far emergere l’aspetto più genuino di un’umanità sofferente: la sua poesia è carne e sangue e, come tale, non lascia indifferente il lettore e lo coinvolge in un’opera di ripensamento sui valori contemporanei.
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