
A cura di Marina Lovato.
Per la rubrica Castalide d’autore intervistiamo oggi Giorgio Anelli.
Ciao Giorgio, ti andrebbe di raccontarci chi sei attraverso i versi di una poesia o una canzone?
VIA DEL CAMPO
Via del campo c’è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa
Via del campo c’è una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina
Via del campo c’è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano
E ti sembra di andar lontano
lei ti guarda con un sorriso
non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano
Via del campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone è chiuso
Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
Cosa ti ha spinto a scrivere e, in particolar modo, a scrivere di poesia?
Scrivo da sempre. La poesia è stato il mio primo amore e continuerà a esserlo. Quando scrivo mi sento a casa.
Oltre la poesia quali sono i tuoi interessi?
Amo l’arte tutta. Dalla musica, alla pittura, dalla letteratura universale al cinema e al teatro. Ma soprattutto sono gli incontri la parte più bella della vita. Amo incontrare gente nuova, sono una persona molto aperta.
A novembre dello scorso anno è uscita la tua silloge poetica “Parole che si infiammano tra le inquietudini della vita”, perché hai scelto questo titolo?
Innanzitutto occorre precisare che “Parole che si infiammano” non è una silloge poetica, ma un libro per la poesia. Sono lettere ad amici su tutte le sfaccettature della vita. In più ci sono anche delle mie poesie e qualche citazione di grandi scrittori. A marzo di quest’anno è già uscita la seconda edizione sempre edita da Giuliano Ladolfi Editore.
Ho scelto questo titolo perché sono un visionario e perché lo sento molto mio. Rispecchia la realtà della nostra epoca. Cito dalla prima lettera del libro: “…vedo alcune fiaccole in un cortile, candele accese in un salone gremito di persone, bicchieri colmi o vuoti o mezzi pieni; accanto forse un pianoforte. E vedo dei poeti che narrano di fiamme, di lampi, di ispirazione e epifanie, fottutamente sporchi ed ebbri di vita”.
Scrivi solo in rima o anche in prosa?
Come dicevo, questo libro è parte in rima e parte in prosa. E la scelta è stata voluta. Infatti ora sto affrontando la sfida di scrivere dei racconti.
Ci saluti con una poesia tratta dal tuo libro?
È bene a volte che il poeta,
questo sublime immaginario
che tutto sogna e molto crea,
si nasconda
e cada
e ridiscenda nell’oscuro
impatto con la realtà,
nei suoi meandri più nascosti
e beva
l’amaro calice dell’istante
tra i vicoli bui delle sue città.
Occorre che il poeta
non solo ruggisca,
come scriveva
sprezzantemente Victor Hugo,
ma che accenda
un faro nella notte
e si faccia fiaccola per i disperati marinai che,
intrapreso il mare della vita,
non sappiano più tornare al porto.
Serve che il poeta,
amato da tutti
fuorché dall’ideologia,
senta il respiro della farfalla,
pronto a rovesciare il mondo
con i suoi versi
in attesa di
una nuova resurrezione

