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stronaAMERICAOGGI-200312Un libro di Lorenzo Strona: Nero è l'ontano

 

di Luigi Troiani

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www.americaoggi.info

 

Era marzo, come ora, con la primavera che iniziava a sciogliere le nevi sulle Alpi. Dolcino da Novara e i suoi, cessata la protezione di Matteo Visconti, ripiegarono sopra Trivero, risalendo il monte Rubello, in quella lingua di terra biellese che risucchia il Piemonte verso la Svizzera. Fiduciosi nel carisma, si misero ad atten­dere che le profezie trovas­sero realizzazione. Il millena­rismo pauperistico colpiva duro in quel 1306: uomini e donne della comitiva, laceri e affamati, pur sapendo quali rischi corressero, si mantenevano fedeli ai prin­cìpi religiosi e morali di Ghe-rardo Segalelli, fondatore degli "Apostolici" e mae­stro di Dolcino, bruciato sul rogo come eretico.

 


strona170212-ridSpesso il Medio Evo nelle ricostruzioni cinematografiche e romanzesche raggiunge livelli di assurdità divertenti o irritanti, che si propongono il fine di suscitare un morboso interesse non per un'epoca originale, dotata di una Weltanschauung propria, ma per aspetti macabri e ossessivi che non conservano alcun aggancio con una legittima ricostruzione storica.

Nessuno nega il diritto alla fantasia nelle opere di invenzione, ma esiste una misura sorretta dalla cultura che ne costituisce il metro. Purtroppo, nonostante un secolo di studi, la mentalità comune non si è ancora liberata dai pregiudizi del passato e si dimostra incapace di considerare questo periodo come una delle più originali creazioni sociali e civili che, nonostante tutti i limiti, l'umanità abbia prodotto.


Caro Professor Ladolfi,
come promesso ho letto con grande attenzione il Suo Tradire Verlaine. E' un libro eccezionale, senza se e senza ma. Io forse per le esperienze di vita che ho vissuto, forse perché mi accusano di essere diventato ormai un cinico della peggior specie (alle volte temo che abbiano ragione) non mi entusiasmo quasi mai, ma le Sue traduzioni mi hanno colpito moltissimo e ne sono, per così dire, entusiasta. Non si tratta delle "solite rese in Italiano", ma di un "accostarsi sapiente" al testo di Verlaine che arriva, spessissimo, a "riprodurlo" efficacemente nella nostra lingua, a "segnarne" il tono poetico nel nostro linguaggio.


laSicilia 2522012Vissuto fra il 1861 e il 1941, l'indiano Rabindranath Tagore è stato uno dei grandi protagonisti della cultura del XX secolo. Il suo poliedrico genio creativo spaziò nei campi più diversi, lasciando una traccia importante nella storia della pedagogia, della filosofia e, soprattutto, della letteratura, per la quale nel 1913 fu insignito del premio Nobel.

L'elemento unificante dell'attività e della produzione tagoriane è certamente rappresentato dal forte sentimento religioso che traspare da tutti suoi scritti: si tratta di una religiosità panteista e mistica, non priva, tuttavia, di numerosi e notevoli influssi cristiani.


fonte: Tuttolibri, supplemento a La Stampa

Liliana Zinetti, bergamasca nata nel '54, ha già pubblicato diverse raccolte, ma I cipressi di Van Gogh (Giuliano Ladolfi editore, pp.70, € 10), come scrive Alberto Bertoni, è il suo lavoro migliore e più maturo, in cui realizza «una sintesi compiuta di varietà linguistica, competente memoria storica, efficacia figurale, riuscito equilibrio ritmico-prosodico». Colpisce la compostezza economica e incisiva dei suoi versi, che procedono secondo l'idea di una meditazione lirica con una andatura di classica sobrietà.

Maurizio Cucchi
"Dialoghi in Versi", blog su La Stampa


…da una parte la donna che prende la strada verso la luna, il suo silenzio; dall’altra la necessità di abitare il quotidiano che “all’uscio osserva indifferente/ogni gesto, ogni cosa”, p. 14.
  E’ un passaggio importante, che ci dice della consapevolezza dello scrivere poesia oggi: né angeli maledetti con ali nere, visionari, né piccoli esseri con parole piccole, che annegano la poesia nello scialacquare del quotidiano. E’, piuttosto, la coscienza del poeta che sa riconoscere la presenza della morte davanti all’uscio di casa, l’entità del Nulla che abita ogni cosa, perfino la parola che egli stesso scrive, affidata alla levigatura naturale della risacca fino al totale disfacimento, fino alle spegnersi delle stelle.


  1. Maurizio Schoepflin su "La ricerca del fondamento"

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